Ragione, dialettica e argomentazione giuridica - il progetto di Robert Alexy

Turin: Giappichelli (2012)
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Abstract

Alexy si prefigge di individuare quale argomentazione sia razionale (rationaler), ma soprattutto di quali argomentazioni siano inaccettabili poiché del tutto irrazionali: l'autore intende così fornire un criterio di individuazione che possa soddisfare le esigenze del ragionamento giuridico (principalmente quello giudiziario). La ricerca di Alexy non si propone di affermare un giudizio di valore su cosa possa essere considerato effettivamente morale o giuridico e cosa non possa esserlo, vale a dire una particolare decisione, come esito finale del ragionamento, mentre tutto il suo impegno filosofico è diretto verso la definizione delle condizioni metodologiche per la correttezza del ragionamento stesso, allo scopo di scongiurare o, comunque, individuare eventuali irrazionalità. La teoria dell'argomentazione giuridica di Alexy si presenta come un insieme di regole che possono essere considerate una summa ricavata in parte dalla logica formale: accanto a queste rigorose formulazioni, però, si possono osservare anche i contributi della logica induttiva e gli strumenti della retorica, relativi alla verifica delle premesse, come il principio dell'onere dell'argomentazione o del precedente. Le regole individuate da Alexy si dividono essenzialmente in due principali categorie: la prima concernente il discorso pratico generale, la seconda riguarda invece il discorso giuridico, inteso come caso particolare del primo. Nei capitoli seguenti si procede dunque all'analisi di alcuni aspetti della teoria dell'argomentazione, tenendo conto anche delle osservazioni formulate dallo stesso Alexy in risposta alle critiche ricevute, tentando di distinguere i validi contributi della teoria stessa da quegli aspetti che possono apparire eccessivi e inadeguati rispetto alla metodologia adottata. La posizione metodologica debole di Alexy, che mira solo all'esclusione dell'estrema irrazionalità, non risulta poi davvero così “debole” e provoca le critiche di O. Weinberger, J. Habermas, N. MacCormick e J. Raz. L'obiettivo che la teoria di Alexy sembra prefiggersi e mancare, o quanto meno non essere in grado di giustificare adeguatamente il metodo elaborato per conseguirlo, è soprattutto l'elaborazione di una procedura di giustificazione esterna. I severi limiti che lo stesso Alexy pone preliminarmente al proprio progetto vengono infranti, seppure in senso debole, estendendosi al di fuori dell'orizzonte limitato della razionalità relativa al diritto vigente, qualunque esso sia: Alexy non è del tutto fedele alle proposte avanzate con la sua prospettiva debole, in particolare alla netta separazione tra argomentazione e decisione. La neutralità del criterio di controllo di razionalità contrasta, infatti, con qualsiasi pretesa di giustizia, se, come sostenuto da Alexy, deve essere intesa come relativa ad un ordinamento giuridico positivo. Un contributo importante dell'opera di Alexy è la definizione estensiva del concetto stesso di argomentazione elaborata dall'autore che riafferma la complessità e l'apertura del discorso giuridico ben oltre i limiti posti dalle metodologie che ne costringono l'orizzonte entro un rigido logicismo giuridico. Il metodo adottato da Alexy rappresenta un valido contributo anche per lo statuto epistemologico della scienza giuridica, distinguendo l'elaborazione scientifica delle procedure per garantire il controllo di razionalità dalla certezza dei risultati conseguibili. Una volta accettata la sua funzione solo nei suoi limiti storici e politici di strumento di notevole riduzione dell'ambito dell'irrazionalità del discorso giuridico e dei suoi esiti, si può valutare correttamente tutta la portata della teoria, “non definitiva”, elaborata da Alexy e la sua struttura aperta nei confronti di ogni specie di ragionamento giuridico, come prescritto dall'ultima regola di transizione del discorso pratico generale, che espone tutta la teoria dell'argomentazione ad un perenne confronto dialettico con ogni possibile e diversa tesi.

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Massimo Mancini
Rome University La Sapienza (Alumnus)

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