Abstract
Gli anni Sessanta e Settanta costituiscono un tornante fondamentale della democrazia statunitense segnato dall’apogeo del _liberalism_ e dalla sua crisi. In questo contesto uno dei più noti economisti americani, John Kenneth Galbraith, osserva come la tecnologia, il suo avanzamento costante, trasforma il rapporto tra Stato e mercato e ridefinisce il ruolo delle istituzioni nella società. La sua critica alla tecnostruttura della _corporation_, come forma di una pianificazione totalitaria che si oppone al mercato e lo domina, è diretta a svelare il progetto di governance sociale che essa cela. Nella sua trilogia dedicata al nuovo stato industriale e a quella che chiama «società opulenta» emerge una nuova concettualizzazione del potere sociale e della possibilità di ristabilire un’autorità pubblica su di esso.