Abstract
L’anno appena trascorso è stato dimenticabile (per ovvie ragioni) e i filosofi politici hanno una ragione in più per dimenticarlo data la prematura scomparsa di Gerald Gaus. Tuttavia, essi potrebbero forse trovare una qualche consolazione
nel fatto che il 2020 ha visto la pubblicazione di due notevoli opere dedicate alla loro disciplina. Non mi riferisco a due notevoli opere di filosofia politica – quelle spesso non mancano – ma a due opere sulla filosofia politica: Utopohobia: On the Limits (if any) of Political Philosophy, di David Estlund e What is Political Philosophy?, di Charles Larmore. Ci sarebbe molto da dire su entrambi questi volumi. Quello di Estlund, soprattutto, apre un grande ventaglio di questioni interessanti ed è ricco di spunti di grande originalità, solo parzialmente abbozzati nei saggi che il volume riprende e sviluppa. Tuttavia,
lo spazio a disposizione è limitato e impone una scelta. Ho optato per questa: dopo aver offerto una sintesi criminalmente breve del nucleo argomentativo dei due volumi (sezione 2), li metterò in dialogo. Cercherò, in altre parole, di usare alcune risorse offerte dall’uno per interrogare e problematizzare alcuni aspetti centrali dell’altro. Per quanto riguarda Larmore, l’aspetto che discuterò è il primato che egli assegna al disaccordo e al problema della legittimità in filosofia politica: un punto che interrogherò a partire da alcune critiche